Piccolo manuale di autodifesa verbale

L'autodifesa verbale insegna ad evitare lo scontro fisico

Piccolo manuale di autodifesa verbale

L’autodifesa verbale è tanto essenziale quanto trascurata nei classici corsi di difesa personale.
Serve ad evitare che un momento di tensione degeneri e possa sfociare in aggressione fisica. Cosa pericolosissima, dal momento che ogni scontro fisico può diventare letale. Basta, infatti, scivolare per terra e battere la testa per morire, o finire in carrozzina. Ne vale la pena, magari per un commento fuori luogo o un incidente automobilistico?
Evidentemente no. Se qualcuno ci insulta o ci offende dobbiamo, innanzitutto, non prenderla sul personale. E riuscire a restare il più possibile calmi e lucidi.
In questo piccolo manuale di autodifesa verbale ti offriamo alcuni spunti essenziali su come uscire da una situazione di pericolo ricorrendo non alla forza fisica, ma a quella mentale.

Autodifesa verbale: non prenderla sul personale

Il concetto cardine da interiorizzare per attivare un’efficace autodifesa verbale è semplice da dire, meno da attuare: non prenderla sul personale!
Se l’altro ti aggredisce verbalmente, è perché vuole scatenare in te una di queste due reazioni:
– o la rabbia, e quindi la violenza (e qui rischi di passare dalla parte del torto)
– o la paura, e quindi un comportamento remissivo (e se ti fai pecora il lupo ti divora!)
Pertanto devi evitare che la tua inevitabile agitazione si manifesti.
Come?

Autodifesa verbale: il respiro profondo

Innanzitutto riuscendo a controllare il respiro. Quando sei stressato il respiro diventa alto, clavicolare, veloce, superficiale. E manda al cervello un messaggio di panico. Proprio in quei momenti, invece, serve gestire il respiro. Abbassandolo, rendendolo più profondo, diaframmatico. Un po’ come si fa nello yoga.
Evidentemente non puoi respirare in modo evidente, plateale. Ma puoi benissimo ossigenare il tuo corpo più di quanto non ti verrebbe da fare. Questo basta a donarti maggiore lucidità mentale, e a non far trasparire il tuo nervosismo.

Piccolo manuale di autodifesa verbale

Quello che vogliamo ottenere è ridurre, ridimensionare la minaccia. Quindi arrivare alla de-escalation.
Ecco come puoi farlo, attraverso questo piccolo manuale di autodifesa verbale:
1) Trasmetti calma muovendoti e parlando lentamente. Più sei tranquillo, più sei autorevole;
2) Sii gentile e autorevole. Ad esempio, dicendo “Per favore, non mi tocchi!”, e non “Giù le mani, idiota!”

Digli cosa rischia a comportarsi così

3) Descrivigli le conseguenze del suo comportamento violento: “Se lei si avvicina e mi tocca riceverà una denuncia”. Evita di minacciarlo di una tua risposta fisica: può rivelarsi provvidenziale, ma non accennarne fino a quando speri ancora di poter evitare di usare le mani. Altrimenti rischi di esacerbare la tensione;
4) Incoraggia l’altro a parlare, tieni aperto un canale di comunicazione con lui. Finché pensa a parlare non sta pensando ad aggredirti. E se riesci a trasmettere empatia e comprensione (“Mi dispiace averla tamponata, la rimborserò dei danni”) è più facile giungere ad un accordo;
5) Sii rassicurante e amichevole, nel contenuto e nel tono di voce. Indica la soluzione. E anziché dare ordini, dagli alternative: “Se lei continua a minacciarmi e ad avvicinarsi, io sarò costretto a chiamare la polizia; se invece tiriamo fuori la constatazione amichevole di sinistro e ci mettiamo d’accordo, le nostre assicurazioni penseranno a tutto”;

Non criticare, e non chiedere perché

6) Non criticarlo: serve solo ad incattivirlo;
7) Non chiedergli perché si è comportato in quel modo: si sente giudicato, lo irriti, e ti può raccontare qualunque panzana. Concentrati, invece, sul cosa è successo, e sul come uscirne.
8) Non dirgli “Si calmi!” Sa di ordine, e potresti farlo agitare ancora di più. Meglio dire “Adesso vediamo insieme come risolvere il problema”.

Le buone maniere, insieme ad una buona strategia, sono la migliore ricetta per una soluzione ottimale: gestire una pericolosa situazione di tensione senza ricorrere alla violenza.

 

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